null Prataccio

Il territorio

Prataccio (San Marcello Piteglio, Pistoia)

Il territorio di San Marcello-Piteglio, unito in unico ente comunale nel 2017 della provincia di Pistoia, disegna i suoi confini fra la provincia emiliana di Modena, la provincia toscana di Lucca e le montagne e le valli del comuni pistoiesi limitrofi (Corno alle Scale, Libro Aperto, il Passo dell'Abetone,e l'Alpe delle Tre Potenze, la Valle del Liesina). 
L'altitudine varia in maniera rilevante da borgata a borgata: la strada principale si trova a circa 875 m sul livello del mare.

Il territorio di San Marcello-Piteglio, unito in unico ente comunale nel 2017 della provincia di Pistoia, disegna i suoi confini fra la provincia emiliana di Modena, la provincia toscana di Lucca e le montagne e le valli del comuni pistoiesi limitrofi (Corno alle Scale, Libro Aperto, il Passo dell'Abetone,e l'Alpe delle Tre Potenze, la Valle del Liesina). 
L'altitudine varia in maniera rilevante da borgata a borgata: la strada principale si trova a circa 875 m sul livello del mare.
La zona presenta un paesaggio montano, caratterizzato da boschi a basso fusto ed estese foreste di alto fusto. Le foreste di castagni si alternano a estese faggete coprendo le pendici dei monti, le cui valli sono attraversate da limpidi e impetuosi torrenti. Nei mesi estivi San Marcello-Piteglio ha un clima fresco e asciutto. La Montagna pistoiese, caratterizzate dall'elevata qualità ambientale, presenta una varietà di microambienti e microclimi favorevoli all'insediamento di molte specie vegetali e animali, esempi di biodiversità toscana.

Nella ricostruzione storica, il territorio fu scarsamente abitato, ma troviamo tracce in epoca preromana della presenza di popolazioni italiche come i Liguri.
Fra il Terzo e il Secondo secolo a.C., i Romani si insediarono in questi territori soprattutto nella zona di San Marcello.
Durante il Medioevo, la Montagna Pistoiese si caratterizzò per la presenza di un articolato sistema di insediamenti fortificati. La posizione lungo gli itinerari appenninici di territori come San Marcello, permise un miglioramento diffuso delle condizioni economiche degli abitanti
Nei secoli del pieno Medioevo un ospitale della Montagna pistoiese, denominato Ospitale della Croce Brandegliana, ebbe per la sua collocazione strategica un importante funzione nella storia locale della montagna. Come altri ospitali diffusi in toscana, gestiti da ordini monastici e situati lungo le diramazioni delle vie che portavano a Roma(via Romena o via Francigena), gli ospitali avevano il compito di esercitare l’ospitalità gratuita, la cura e l’assistenza del viandante e di tutelare e agevolare la stessa viabilità.
La sua posizione di valico tirreno-adriatico consentiva l’accesso a due itinerari di transito appenninico che univa Pistoia a Modena : 
uno a monte di Piteglio che dalla valle dell’Ombrone superava una prima volta il crinale a nord delle Piastre, fino al passo della Castellina, poi si superava successivamente il massiccio delle Lari, o attraverso la valle della Maresca si raggiungeva il passo del Loppio (oggi detto dell’Oppio) ;
un secondo itinerario rimaneva nel versante tirrenico, proseguendo verso la bassa valle della Lima e quindi verso la Garfagnana.
Queste vie mettevano in comunicazione Pistoia con le principali città confinanti e risultavano per questo fondamentali per gli spostamenti delle merci.
L’ospitale della Croce Brandegliana sorse nel 1085 in un luogo probabilmente non molto distante dal paese (a monte) che oggi si chiama Prunetta a 958 metri sul livello del mare, collocato fra l’alta valle del Reno e la valle della Lima nella zona di Piteglio, o meglio della Liesina, affluente di sinistra del Lima.
L’ospitale della Croce Brandegliana sorse all’interno di un vastissimo comprensorio di foreste, dall’alta valle del Reno fino al confine emiliano, un’ampia zona , sulle cui risorse boschive e montane lo stesso ospitale ebbe interessi diretti nello sfruttamento.
Alle origini fu la canonica pistoiese di San Zeno prima a costruire l’ospitale, poi a gestire l’ospitalità all’interno di questa e di altri analoghi ospitali pistoiesi, ma all’inizio del secolo XII fu il Comune pistoiese ad assumersi l’onere di mantenere le strade e sostituendosi gradualmente nella protezione di questo come di altri ospitali pistoiesi montani.

Nel periodo compreso fra Due e Trecento ci fu una diffusa decadenza delle antiche istituzioni religiose montane e la maggior parte di esse scomparvero definitivamente. A questo fenomeno si unirono nel secolo XIV problematiche di grave degrado di ordine pubblico, che, insieme ad una grave crisi economica e demografica, vide lo svilupparsi di fenomeni di banditismo nella parte montana del territorio comunale.

La storiografia locale, molto diffusa, fa però risalire la fondazione dell’Ospitale della Croce Brandegliana all’ordine dei Cavalieri Templari che avrebbero esercitato influenza sul vasto territorio montano e boschivo di Piteglio e San Marcello. 
I Cavalieri Templari, uomini d’arme e insieme fedeli religiosi, ebbero un ruolo centrale nelle Crociate e nella difesa dei pellegrini che si recavano a visitare i Luoghi Santi.
E’ convinzione di alcuni che i Templari fossero i proprietari dell’Ospitale della Croce Brandegliana e della chiesa di S. Giovanni del Tempio in Pistoia, passata poi all’ordine dei Cavalieri di Malta. L’ospitale della Croce Brandelliana non non fu legato ai Templari(come sostiene Renzo Zagnoni in “L’ospitale della Croce Brandegliana nel Medioevo: dalla canonica di San Zeno al Comune di Pistoia”), ma tra il XV e XVI i terreni e le case che esistevano ancora dopo la decadenza degli Ospitali passarono a San Giovanni del Tempio e all’ordine di San Giovanni di Gerusalemme.
Non esistono testimonianze storiche certe sulla presenza dei templari, ma alcuni assetti urbanistici, alcuni termini nella toponomastica, alcuni simboli e fregi scolpiti nelle pietre delle case rinviano alla cultura e richiamano nella fantasia alla presenza di questo ordine.

Nel territorio montano nel Cinquecento la vita era dura e difficoltosa in montagna, la popolazione non riusciva ad avere un adeguato tenore di vita, un parziale miglioramento all'economia delle popolazioni montane si ebbe con il governo mediceo, quando furono create sulla Montagna pistoiese le prime ferriere, fonderie (Mammiano e Malconsiglio) che funzionavano grazie sfruttamento del legno del patrimonio boschivo, ricchi di faggete. L’industria siderurgica ha caratterizzato l’economia locale fino al Ottocento quando erano ancora presenti le fonderie del rame
Durante il periodo mediceo e poi Leopoldino, la montagna era comunque un luogo difficile per viverci con una diffusa povertà, il l territorio ha potuto risollevarsi economicamente solo alla metà del Novecento con la nascita del turismo della montagna.
 

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